Partita IVA - Guida completa
- Marco Bellomo
- 4 ore fa
- Tempo di lettura: 11 min

INDICE
1. COS’È LA PARTITA IVA
La Partita IVA è un codice identificativo composto da 11 cifre che consente di esercitare un’attività economica in modo continuativo e professionale, sia come persona fisica sia come società. In sostanza, rappresenta la “carta d’identità fiscale” di chi decide di intraprendere un’attività imprenditoriale, professionale o artistica.
Ogni Partita IVA è univoca e resta attiva fino a quando l’attività non viene cessata ufficialmente tramite comunicazione all’Agenzia delle Entrate.
La sua struttura numerica è così composta:
I primi 7 numeri identificano il soggetto titolare;
I successivi 3 rappresentano il codice dell’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate che ha attribuito la Partita IVA;
L’ultimo numero è un codice di controllo.
In sostanza, aprire una Partita IVA significa comunicare all’amministrazione fiscale che si intende esercitare un’attività economica in modo abituale e non occasionale. Questo è il punto chiave che distingue una semplice prestazione saltuaria da un’attività vera e propria.
Il concetto di abitualità è centrale: non conta tanto la frequenza aritmetica delle operazioni o l’ammontare dei compensi, ma la continuità dell’attività e la volontà di esercitarla come fonte stabile di reddito.
L’apertura della Partita IVA, quindi, non è solo un adempimento burocratico, ma rappresenta un vero e proprio passo verso l’autonomia economica e la responsabilità imprenditoriale.
2. PRO DELLA PARTITA IVA
Aprire la Partita IVA può sembrare, a prima vista, un salto nel vuoto. Tuttavia, comporta numerosi vantaggi, sia dal punto di vista economico che professionale.
Autonomia e libertà professionale
Il primo grande vantaggio è l’indipendenza. Chi apre una Partita IVA può gestire liberamente tempi, clienti, progetti e strategie. Non esistono vincoli di subordinazione, il titolare è infatti responsabile delle proprie decisioni e del proprio percorso professionale.
Possibilità di crescita e scalabilità
Una Partita IVA permette di strutturare e far crescere la propria attività. È possibile ampliare la clientela, assumere collaboratori, trasformarsi in società o accedere a bandi, agevolazioni e incentivi pubblici destinati alle imprese.
Detrazioni e deduzioni fiscali
Un altro aspetto vantaggioso è la possibilità di dedurre una parte delle spese sostenute per l’attività (acquisto di strumenti di lavoro, consulenze, spese telefoniche, corsi di formazione, carburante, affitti ecc.). Queste deduzioni riducono il reddito imponibile e, di conseguenza, l’imposta da pagare.
Reputazione e credibilità
Avere una Partita IVA trasmette professionalità. I clienti, le aziende e le istituzioni tendono a fidarsi di più di un soggetto strutturato rispetto a un prestatore occasionale. È un segnale di solidità e di regolarità fiscale.
Accesso a finanziamenti e contributi
Molte agevolazioni pubbliche, sia nazionali che regionali, sono destinate esclusivamente a titolari di Partita IVA. Questo vale per incentivi a fondo perduto, microcredito, bandi europei e agevolazioni fiscali per nuove imprese o start-up innovative.
3. CONTRO DELLA PARTITA IVA
Naturalmente, aprire una Partita IVA non è esente da svantaggi. È importante conoscere anche l’altro lato della medaglia.
Costi fissi e adempimenti periodici
Il titolare di Partita IVA deve sostenere una serie di costi anche in assenza di ricavi, come:
contributi previdenziali (INPS o casse professionali);
imposte annuali (IRPEF, addizionali, IVA);
spese di tenuta contabile e consulenza.
Rischio economico
Non esiste un reddito fisso: le entrate possono variare nel tempo, soprattutto nei primi anni di attività. L’autonomia, in questo caso, si accompagna a una maggiore responsabilità nella gestione delle risorse.
Burocrazia
Gli adempimenti fiscali, anche se semplificati nel regime forfettario, restano numerosi: dichiarazioni, scadenze, fatturazione elettronica, conservazione digitale dei documenti.
Contributi previdenziali anche in assenza di guadagni
Chi apre Partita IVA e si iscrive alla gestione INPS artigiani o commercianti deve versare contributi minimi obbligatori ogni anno, anche se non fattura nulla.
Scarsa tutela rispetto al lavoro dipendente
Non sono previsti ferie, malattia o TFR. La tutela previdenziale dipende dai contributi effettivamente versati e dal tipo di gestione previdenziale.
4. REGIME FORFETTARIO
Il regime forfettario è un particolare regime fiscale introdotto per agevolare i piccoli imprenditori e i professionisti che aprono una nuova Partita IVA.
Come funziona
Il reddito imponibile non si calcola in base alla differenza tra ricavi e costi effettivi, ma applicando un coefficiente di redditività ai ricavi conseguiti. Tale coefficiente varia in base al codice ATECO dell’attività.
Ad esempio:
professionisti (codici ATECO 70–90): coefficiente del 78%;
commercio: 40%;
artigianato e servizi alla persona: 67%.
Sul reddito così determinato si applica un’imposta sostitutiva del 15%, ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività, se si rispettano determinate condizioni.
Vantaggi
tassazione semplificata e più bassa;
esclusione dall’IVA e dagli studi di settore;
minori obblighi contabili;
possibilità di applicare la ritenuta d’acconto in modo semplificato o esonerato.
Requisiti economici fondamentali
Per rientrare nel regime forfettario, è richiesto che nell’anno precedente:
Ricavi o compensi non superiori a 85.000 euro
Il limite si riferisce all’ammontare complessivo di ricavi o compensi percepiti, ragguagliati ad anno. Qualora il contribuente svolga più attività con differenti codici ATECO, il calcolo deve essere effettuato considerando la somma dei ricavi/compensi derivanti da tutte le attività esercitate.
Spese per personale e collaboratori non superiori a 20.000 euro lordi annui
Nel conteggio rientrano:
lavoro dipendente
lavoro accessorio
compensi a collaboratori, anche a progetto
utili agli associati con solo apporto di lavoro
somme corrisposte a familiari che prestano attività nell’impresa.
Soggetti esclusi dal regime forfettario
Non possono beneficiare del regime forfettario:
Contribuenti che adottano regimi IVA speciali o altri regimi forfettari di determinazione del reddito, come ad esempio agricoltura o editoria in regime speciale.
Non residenti, salvo coloro che risiedono in Paesi dell’Unione Europea o dello Spazio Economico Europeo con adeguato scambio di informazioni, purché producano in Italia almeno il 75% del reddito complessivo.
Soggetti che svolgono in via prevalente attività di cessione di fabbricati, terreni edificabili o mezzi di trasporto nuovi, ritenute incompatibili con le finalità agevolative del regime.
Titolari di attività individuali che partecipano a società di persone, associazioni professionali o imprese familiari, oppure che controllano società a responsabilità limitata che svolgono attività riconducibili a quella esercitata individualmente. Tale vincolo mira a evitare la frammentazione artificiosa dell’attività economica.
Contribuenti la cui attività è rivolta prevalentemente verso il proprio ex datore di lavoro (attuale o dei due anni precedenti), fatta eccezione per chi inizia l’attività dopo aver concluso il periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’abilitazione professionale.
Coloro che nell’anno precedente hanno percepito redditi da lavoro dipendente o assimilati superiori a 35.000 euro, salvo che il rapporto di lavoro dipendente sia cessato e non siano stati percepiti altri redditi della stessa natura o redditi da pensione.
Chi rispetta tali requisiti può godere delle agevolazioni fiscali e amministrative del forfettario. Tuttavia, è sempre consigliabile valutare con attenzione la convenienza economica rispetto a un regime ordinario, anche in base alla tipologia e al volume di spese sostenute.
5. QUANDO È OBBLIGATORIA
Molto spesso si pensa che l’obbligo di apertura della Partita IVA scatti solo al superamento dei 5.000 euro annui di compensi. In realtà, questo è uno dei falsi miti fiscali più diffusi.
Non è la soglia dei ricavi a determinare l’obbligo, ma la natura dell’attività. Secondo la normativa, è obbligatorio aprire la Partita IVA quando l’attività svolta è:
abituale, cioè ripetuta nel tempo;
organizzata, anche in forma minima (uso di mezzi, strumenti, risorse);
finalizzata a generare profitto.
In altre parole, la regolarità e la professionalità dell’attività contano più del guadagno.
Esempi pratici
Un grafico che realizza loghi per vari clienti durante l’anno, anche con compensi modesti, svolge un’attività abituale e quindi deve aprire Partita IVA.
Chi invece realizza un solo lavoro saltuario, senza continuità, può operare tramite prestazione occasionale, purché resti episodica e sotto la soglia dei 5.000 euro lordi annui.
Casi specifici
Imprenditori: devono aprire la Partita IVA perché svolgono attività commerciali, artigianali o agricole in modo organizzato e continuativo.
Professionisti e artisti: obbligati se esercitano in maniera autonoma e abituale, anche senza struttura organizzata.
Società: sempre obbligate all’apertura.
Hobbisti: non sono tenuti ad aprire la Partita IVA solo se vendono saltuariamente e a compensi modesti. Se però la vendita diventa continuativa o economicamente rilevante, scatta l’obbligo.
Sanzioni
Chi esercita un’attività abituale senza Partita IVA rischia:
sanzioni amministrative per evasione d’imposta e mancati versamenti contributivi;
sanzioni penali per esercizio abusivo di professione o attività commerciale.
6. COME APRIRLA
L’apertura della Partita IVA è una procedura relativamente semplice, ma va affrontata con consapevolezza.
Innanzitutto chiunque intenda aprire una Partita IVA deve per legge essere maggiorenne, capace di intendere e di volere ed essere residente sul territorio italiano.
Al sussistere di tali presupposti soggettivi si potrà procedere all'apertura della Partita IVA attuando i seguenti passaggi:
Passaggio 1 - Scelta della forma giuridica
Prima di aprire la partita IVA, devi scegliere la forma giuridica della tua attività.
La decisione deve essere presa in modo ponderato, poiché ci sono diversi fattori da considerare, ossia:
dimensioni dell’azienda,
giro d’affari,
settore di attività,
responsabilità giuridica degli eventuali soci,
capitale iniziale.
Una volta quantificato e valutato quanto detto sopra, potrai scegliere tra:
ditta individuale: impresa familiare o impresa coniugale,
società di persone: Società in Accomandita Semplice, Società Semplice, Società in Nome Collettivo,
società di capitali: Società a responsabilità limitata, Società per Azioni, Società in accomandita per azioni,
cooperativa.
Passaggio 2 – Scelta del regime fiscale
In sede di apertura si deve indicare il regime fiscale prescelto: forfettario o ordinario. Il regime forfettario è automatico se si rispettano i requisiti previsti; in alternativa, è possibile optare per il regime ordinario con tassazione IRPEF a scaglioni e IVA periodica.
Passaggio 3 – Individuare l’attività e il codice ATECO
Tra le tante decisioni da prendere, una riguarda il codice ATECO per la Partita IVA. Si tratta di un codice alfanumerico usato per classificare le attività economiche in Italia e adottato dall’ISTAT per rilevare le statistiche nazionali in ambito economico.
Puoi trovare il codice ATECO relativo alla tua attività economica sul sito ufficiale dell’ISTAT. Qui, una volta inserite le parole chiave inerenti alla tua attività, puoi identificare quale codice (uno o più di uno) descrive meglio ciò che desideri fare.
Questo codice è essenziale per aprire una qualsiasi attività economica, poiché la classifica dal punto di vista fiscale e ha molta rilevanza quando bisogna calcolare i contributi.
Il codice ATECO è fondamentale anche:
ai fini dei bonus statali e delle agevolazioni fiscali;
per la sicurezza sul lavoro, poiché a ogni codice viene attribuita una determinata fascia di rischio da cui poi definire le misure di prevenzione, protezione e sicurezza dei lavoratori, ma anche l’adeguata formazione sulla sicurezza e sulla salute sui posti di lavoro;
per il calcolo del reddito imponibile e, di conseguenza, della tassazione in regime forfettario: infatti, in base al codice ATECO che sceglierai, avrai un coefficiente di redditività ben definito e da applicare ai ricavi.
Se sbagli la scelta del codice ATECO, la tua attività non solo può venire inquadrata in modo erroneo in ambito fiscale e contributivo, ma anche essere resa incompatibile con l’iscrizione obbligatoria a un ordine per poter esercitare professionalmente il tuo lavoro. Per questo motivo, ti consigliamo di chiedere riscontro a un Commercialista.
Passaggio 4 – Presentare la dichiarazione di inizio attività
La richiesta si presenta all’Agenzia delle Entrate tramite modello AA9/12 (per persone fisiche) o AA7/10 (per società). I modelli sono reperibili gratuitamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate o in una delle sue sedi fisiche. Una volta compilato il modello, dovrai consegnarlo all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla data di inizio attività.
Se hai l’obbligo di iscriverti al Registro delle imprese o al REA (ad esempio, per aprire un negozio), potrai in alternativa presentare la Comunicazione Unica (modello ComUnica), un documento che ti permette di adempiere a quattro doveri amministrativi:
1. iscrizione al Registro delle Imprese,
2. richiesta dell’apertura della partita IVA,
3. presentazione della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) al competente ufficio SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive) per le attività che sono soggette a questo adempimento (come un sito di e-commerce),
4. iscrizione all’INPS e all’INAIL, se richiesto.
La procedura può essere eseguita:
online: registrandoti a Fisconline per l’invio telematico del modulo;
tramite CAF, che ti può supportare nello svolgere le pratiche;
con il Commercialista, che ti guida non solo nella procedura, ma in generale a compiere le scelte migliori per avviare e gestire la tua Partita Iva.
Il numero di Partita IVA viene attribuito immediatamente, e da quel momento l’attività è considerata operativa.
Passaggio 5 – Avvio operativo e obblighi successivi
Dopo l’attribuzione della Partita IVA, il titolare deve:
emettere fatture (oggi esclusivamente elettroniche);
numerare e conservare le fatture emesse e ricevute;
tenere una contabilità conforme al regime fiscale;
rispettare le scadenze per versamenti, dichiarazioni e contributi.
7. COSTI DI APERTURA
Quanto costa aprire la Partita IVA? Non esistono risposte univoche, ma vanno considerati vari aspetti.
Sono diversi i fattori che possono incidere sul calcolo, dalla forma giuridica fino alle scelte che riguardano il regime fiscale da applicare.
Partiamo quindi da alcuni punti fermi, per analizzare quelli che sono i costi fissi da sostenere, per poi soffermarci sulle variabili previste per ciascuna tipologia di attività.
1. Le spese iniziali
La buona notizia è che l’apertura della Partita IVA in sé è gratuita. L’invio del modello AA9/12 (per persone fisiche) o AA7/10 (per soggetti diversi) all’Agenzia delle Entrate non comporta alcun costo.
Chi gestisce in autonomia la procedura non paga nulla. Tuttavia, se si sceglie di affidarsi a un commercialista o a un CAF, bisognerà considerare i costi del servizio di consulenza e dell’invio telematico della pratica.
2. I costi legati alla forma giuridica
La spesa varia sensibilmente a seconda del tipo di attività e della forma giuridica scelta.
Lavoratori autonomi e professionisti non iscritti ad Albi
Oltre alla consulenza iniziale, vanno considerate spese minime come l’attivazione della PEC e, se necessario, la firma digitale.
Professionisti iscritti a un Ordine
Devono sostenere il costo di iscrizione all’Albo e la relativa quota annuale, variabile a seconda della categoria professionale.
Ditte individuali
Oltre all’apertura della Partita IVA, è obbligatoria l’iscrizione alla Camera di Commercio, che comporta:
diritti di segreteria: 18,00 €
imposta di bollo: 17,50 €
diritto annuale: da 53,00 a 120,00 €
Società
Per la costituzione di una SRL, ad esempio, dovrai tenere in conto le seguenti spese:
capitale sociale iniziale: è pari a un minimo di 10.000 euro per le SRL ordinarie, e va da 1 euro a 9.999,00 per le SRL a capitale minimo e per le SRL semplificate;
oneri notarili, pari in media a 1.500-2.000 euro (non sono dovuti per le SRL semplificate).
A queste spese si aggiungono poi le imposte per l’iscrizione al registro delle imprese, le imposte di bollo e di registro per l’atto costitutivo, così come la tassa di concessione governativa per la vidimazione dei libri sociali, pari a 309,87 euro e da pagare prima della costituzione.
3. I contributi previdenziali
Ogni titolare di Partita IVA è tenuto al versamento dei contributi previdenziali, ma le modalità cambiano in base all’attività svolta:
Professionisti iscritti ad Albo
Devono versare i contributi alla cassa previdenziale di categoria, secondo le regole e le aliquote specifiche del proprio Ordine.
Professionisti non iscritti ad Albo
Devono iscriversi alla Gestione Separata INPS, che prevede un’aliquota del 26,07% sul reddito imponibile.
Artigiani e commercianti
Devono iscriversi alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS e versare:
contributi fissi di circa 4.500 € annui;
contributi variabili pari al 24% (artigiani) o 24,48% (commercianti) sulla parte di reddito che supera i 18.415 €.
4. Costi legati al regime fiscale: forfettario o ordinario
La scelta del regime fiscale incide direttamente sulla tassazione e sui costi di gestione della Partita IVA.
Regime forfettario - il più conveniente per chi inizia:
tassazione agevolata al 15%, ridotta al 5% per i primi cinque anni;
riduzione del 35% dei contributi INPS per artigiani e commercianti;
semplificazioni contabili (niente IVA, bilancio o registri obbligatori).
In pratica, anche i costi di gestione del commercialista si riducono sensibilmente.
Regime ordinario - prevede una gestione più articolata e costi più elevati:
tassazione IRPEF a scaglioni dal 23% al 43%;
IVA da versare periodicamente;
contributi previdenziali ordinari;
diritto camerale annuale per le imprese iscritte al Registro delle Imprese.
5. Altre spese operative
Oltre agli adempimenti fiscali e previdenziali, bisogna mettere in conto tutte le spese pratiche legate alla gestione dell’attività. Tra queste:
Affitto o acquisto dei locali (ufficio, negozio, laboratorio o magazzino);
Attrezzature, forniture e materiali di lavoro;
Software di fatturazione elettronica e strumenti digitali;
Retribuzione e contributi per eventuali dipendenti o collaboratori;
Assicurazioni professionali e altri costi di copertura del rischio.
Conclusione
Aprire una Partita IVA è un passo importante, che segna l’inizio di un percorso di autonomia professionale ma anche di responsabilità fiscale. Capire quando è obbligatoria, quale regime scegliere e come gestire correttamente gli adempimenti è essenziale per evitare errori e sfruttare al meglio i benefici previsti dalla legge.
Con il supporto di un professionista esperto, l’apertura e la gestione della Partita IVA diventano processi chiari, sostenibili e orientati alla crescita.
Il nostro studio rimane a disposizione per l’analisi di singoli casi e l’adozione delle soluzioni più opportune. Per maggiori informazioni, non esitate a contattarci.


